Arte

Masolino e Masaccio

Masolino fu il soprannome del pittore Tommaso di Cristoforo Fini, nato a Panicale attorno al 1383, secondo il Vasari si formò nella bottega dello Starnina, uno degli artisti più raffinati del Gotico internazionale, egli crebbe in un ambiente lavorativo che seguiva i dettami del periodo tardogotico. Masaccio invece, fu il soprannome con il quale i contadini fiorentini usavano chiamare il giovane pittore Tommaso di ser Giovanni. Sempre secondo il Vasari, il nomignolo non gli fu dato in tono dispregiativo ma quasi affettuoso: ” ….fu deto da tutti Masaccio, non già perchè fusse vizioso, essendo egli di bontà naturale ma per tanta trascuraggine”, infatti il pittore si curava poco di sè.

Masaccio nasce a San Giovanni Valdarno rimase orfano di padre a soli 5 anni, si recò a Firenze nel 1417 e in quel periodo conobbe Masolino già pittore affermato, tra i due ci fu subito una grande intesa, tanto da portali a collaborare nella stessa bottega nell’ anno 1423. Ben presto iniziarono a lavorare insieme, la decorazione della Cappella Brancacci nella Chiesa del Carmine a Firenze li vede lavorare fiano a fianco, nel ciclo di affreschi dedicati alla Genesi: “il Peccato originale” dipinto da Masolino sulla parete di destra e “la Cacciata di Adamo ed Eva” quest’ultima affrescata da Masaccio sulla parete di sinistra. La presenza di Adamo ed Eva tra le Storie di San Pietro ha un preciso significato teologico: il peccato originale è l’antefatto all’opera di redenzione di Cristo, proseguita da Pietro, primo Papa e personificatore della Chiesa.

L’affresco di Masolino, mostra Adamo ed Eva in piedi, entrambi nudi, uno accanto all’altro, mentre stanno per mordere il frutto del peccato che il Serpente ha offerto a loro. Eva ambigua e tentatrice abbraccia l’albero con accanto il losco animale, Adamo è impacciato e incerto, sembra esitare e argomenta debolmente con la mano sinistra. La scena che Masolino dipinge respira un clima fortemente tardogotico, le figure dei Progenitori sono elegantemente composte, illuminate da un mezzo bagliore, i loro corpi risultano piuttosto privi di consistenza fisica, la figura di Adamo sembra voler aderire a un certo canone di bellezza classica, anche se le competenze dell’artista non erano state molto approfondite.

L’affresco di Masaccio, invece non concede nessun senso di bellezza, l’opera viene considerata un manifesto pittorico del primo Rinascimento, non colpisce ne’ per la bellezza, ne’ per le armoniose proporzioni. Eva ha le gambe tozze, i fianchi larghi e le natiche poco arrotondate; Adamo ha le braccia troppo magre in rapporto al torace ampio, non sono figure belle in senso classico del termine, ma sono certamente umani; i loro corpi sferzati dalla luce che li investe frontalmente gli dona una consistenza senza precedenti. Nessun artista realizzò un’immagine tragica fra le più grandiose dell’ arte, Masaccio era stato capace di osservare l’uomo con tale profondità e analisi psicologica, tanto che il critico d’ arte Bernard Berenson lo chiamò un “Giotto rinato”, senza dubbio Masaccio seppe trarre insegnamento dal pittore Giotto rivelandosi il suo degno erede; la Cappella Brancacci può essere paragonata a quella degli Scrovegni a Padova.